da L’Unità del 10 maggio 2017
di Francesco Peloso
Quella di Centocelle è una tragedia figlia “dell’indifferenza, della paura. Possibile che nessuno, né cittadini né istituzioni, avesse visto che nove bambini vivevano in un camper, e non abbia il bisogno di lanciare l’allarme di fronte a questa situazione? ”.
E’ quanto osserva Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio, organizzazione da diversi decenni impegnata a Roma sul fronte della solidarietà verso i più deboli.
Sant’Egidio vanta anche un’esperienza specifica nel rapporto con i rom. “I soldi per superare i campi rom ci sono – rileva Impagliazzo – vengono dall’Europa. Si tratta ora di mettere in atto una strategia adeguata. Inoltre vanno accelerati i processi di integrazione ad ogni livello, a cominciare dalla legge sulla cittadinanza per i minori che vanno a scuola in Italia”.
Impagliazzo, la tragedie delle tre sorelle morte in un rogo doloso a Centocelle, è il sintomo di un problema più grande che riguarda i rom. Qual è il quadro della situazione?
Succede che l’età delle ragazze morte ci dice che questo è un popolo di bambini e di adolescenti. Il 70% di loro sono minorenni, e dobbiamo fermarci su questo fatto innanzitutto. Quando si parla di rom parliamo di un popolo di bambini e di minori.
In secondo luogo dobbiamo tenere conto del fatto che esiste una strategia nazionale per i rom di inclusione sociale, proposta a suo tempo dal ministro Andrea Riccardi durante il governo Monti (ministro della cooperazione internazionale e dell’integrazione, ndr), che doveva essere applicata nel nostro Paese e che tarda ad essere applicata.
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