di Marco Impagliazzo su Avvenire del 2 febbraio 2020
Il quadro mediterraneo, concepito come uno spazio storico-geografico, è lontano dall `essere compreso in profondità. Sui caratteri mediterranei prolifera un mare di clichés. Il Mediterraneo non è un solo mare, ma «una successione di mari » ha scritto Fernand Braudel, il grande studioso dell`identità mediterranea. Non si tratta di una sola civiltà ma di civiltà sovrapposte e connesse le une alle altre. Il Mediterraneo è anche il mare di tante e differenti storie di fede, di coabitazioni culturali e religiose difficili, ma mai impossibili. Da millenni è il mare dove si incrociano, si scontrano e coabitano cristiani di varie denominazioni: musulmani sciiti e sunniti, ebrei, arabi ed europei, turchi, greci, israe- liani, drusi, alauiti e minoranze di ogni tipo.
La loro storia di conflitti, coabitazione e scambi è parte essenziale della vita dei Paesi del Mediterraneo e forgia la storia di interi Stati. Oggi abbiamo piena coscienza che l `onda lunga della storia, di cui parla Braudel, è fatta di aspetti politici ed economici certamente, ma anche culturali e identitari. Cosa dire sull `identità mediterranea? Una visione ristretta considera il Mediterraneo, secondo il pensiero di Elisée Reclus, come un mare «de jonction », che mette in comunicazione tre conti- nenti e popoli diversi.
Lo studioso che ha più allargato e approfondito il concetto di Mediterraneo è Fernand Braudel, che sottolinea come il mare sia circondato da deserto da un lato, e da montagne sovrabbondanti che innervano le penisole del mare interno. «Che cos `é il Mediterraneo? – risponde lo storico Braudel -. Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mare. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre : il Mediterraneo è un crocevia antichissimo». Crocevia è parola chiave per definire questo mare, che è un mondo. Braudel coglie l’unità come elemento determinante del sistema mediterraneo: umana, fisica, nei paesaggi e nel clima. Dal punto di vista della ricerca, non è facile delimitare frontiere chiare del Mediterraneo, perché questa regione sfuma in un groviglio complesso. Soprattutto bisogna accettare che ci siano diverse concezioni di questo mare, a seconda dei punti di vista o delle questioni studiate. È auspicabile che ci si apra a una visione del Mediterraneo larga fino a quel «più grande Mediterraneo » caro a Braudel. Un mondo frammentato in tante storie diverse, ma intrecciate l`una con l`altra, in cui esiste un’unità profonda.
È un sistema che, però, non cancella l`esistenza di due mondi, l `uno quello della riva sud segnato dall `islam, l `altro al nord del Mediterraneo caratterizzato dal cristianesimo. Questo non vuol dire che i conflitti sotto i nostri occhi siano dovuti al confronto tra cristianesimo e islam. Ciò che papa Francesco sta compiendo, nei suoi viaggi mediterranei in Turchia, Egitto, Marocco e, per estensione, negli Emirati Arabi, è gettare ponti verso l `islam e i musulmani perché si possa ritornare a vivere insieme nella pace e liberarsi dalla trappola della violenza, che per troppo tempo ha sconvolto il mondo musulmano. Questi viaggi, uniti da una visione coerente circa il mistero del pluralismo religioso, letto da Francesco con le lenti della dichiarazione conciliare Nostra Aetate e dello spirito conciliare che ha generato qualcosa di più di un aggiornamento, hanno permesso di costruire un clima di collaborazione e sintonia con molti ambienti dell `islam mondiale.
Sintesi dell`intervento «Esiste una identità mediterranea?» contenuto in «Essere mediterranei».
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