Fiaccolata di solidarietà al Colosseo per i cristiani perseguitati nel mondo

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Radio Vaticana, 15 maggio 2014

Intervista a Marco Impagliazzo di Gabriella Ceraso

Esprimere solidarietà ai cristiani che rischiano la vita o la perdono per professare la propria religione in Africa, Medioriente e in Asia . Per questo stasera la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità Ebraica di Roma, con il sostegno del sindaco capitolino, organizzano una fiaccolata al Colosseo con voci e testimonianze. Intanto nuovi drammi frutto dell’estremismo e dell’odio si consumano in Sudan e in Nigeria.

Sarà impiccata per apostasia, cioè per aver sposato un cittadino cristiano ed essersi convertita alla fede del marito in flagrante violazione della Sharìa, la legge islamica. Succede oggi in Sudan a Mariam Yehya Ibrahim, 27 anni, incinta di otto mesi. Per evitare la pena capitale avrebbe dovuto tornare all’islam ma non lo ha fatto. Un problema di molte aree del mondo, ricorda Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

“Purtroppo, i luoghi dove non è riconosciuto questo tipo di libertà religiosa e nemmeno il diritto, appunto, alla conversione, sono tanti. Naturalmente, noi ci rivolgiamo ai nostri fratelli musulmani e chiediamo loro, alla parte più illuminata, che è la stragrande maggioranza, di lavorare sempre assieme a noi perché a tutti sia garantito questo fondamentale diritto per il quale la Chiesa si è molto spesa”.

Forzature e violenze, come quella imposta a molte delle studentesse nigeriane rapite nei giorni scorsi dagli estremisti Boko Haram e costrette a convertirsi. Per loro e i tanti cristiani perseguitati – l’ultimo dato sembrerebbe avvicinarsi ai 100 mila nel mondo – la fiaccolata di questa sera: insieme ebrei, cristiani e musulmani:

“Il primo motivo è quello di fare arrivare la voce della società civile, la voce dei credenti a tante persone perché non si sentano abbandonate. Da quando Giovanni Paolo II ha aperto quello che si è chiamato lo spirito di Assisi, le religioni si sono sentite chiamate a tirare fuori quel messaggio di pace che è al cuore della loro fede. Noi vorremmo creare un’unità tra le religioni contro il terrorismo che si ammanta di un discorso religioso, e vorremmo che finalmente anche nell’opinione pubblica fosse separata la violenza dalla religione”.

Nella Evangelii Gaudium il Papa ci ricorda che c’è una mentalità che vuole costringere la fede ad un fatto privato: quando si cerca di manifestarla, cominciano i problemi, le discriminazioni, le persecuzioni. Ecco, un pensiero su quanto anche il Papa finora ha detto, quanto ci sta illuminando, quanto ci sta accompagnando su questo tema …

“Il fatto più significativo, tra i tanti che potrei citare: il Papa si recherà in Terra Santa tra pochi giorni, accompagnato da un imam e un rabbino. Quindi, il fatto che il Papa scelga di fare un pellegrinaggio nella terra delle tre religioni, accompagnato da un imam e da un rabbino, mi sembra il maggiore segno, il segno più visibile di questa volontà di dialogo e di collaborazione per la pace nel mondo”.

Le testimonianza saranno forti: di un cristiano siriano scampato alla guerra, di una donna eritrea cristiana che si dà da fare per aiutare i musulmani profughi del deserto del Sinai, e i tanti che non hanno voce come il gesuita padre Paolo Dall’Oglio rapito in Siria quasi un anno fa e del quale non si hanno più notizie:

“Vogliamo compiere, come durante tutto l’anno in cui preghiamo per loro, un ulteriore gesto di vicinanza sperando che loro possano sentirlo e possano avere notizia di questo nostro atto di solidarietà”.

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