Grande messaggio di pace da Lisbona dove si tiene la primo GMG dopo la pandemia. Essere a Lisbona significa – ha detto il Papa – «pensare i confini come zone di contatto e non come frontiere che separano». I giovani italiani (e tra essi moltissimi sardi, come messo in luce da questo giornale) vivono con la GMG un’occasione storica per comprendere quale grande responsabilità è nelle loro mani se guarderanno il mondo con gli occhi dei navigatori coraggiosi che hanno saputo scoprire nuovi mondi e nuove terre.
È prezioso per tutti guardare a questi giovani che la Chiesa ha avuto l’intuizione di riunire dal 1985, per iniziativa di Giovanni Paolo II, e che hanno toccato tutti i continenti. È, questa di Lisbona, la 16esima GMG internazionale cui affluiscono decine di migliaia di ragazzi da ogni parte del mondo. C’è in questi incontri una grande vitalità e un desiderio di realizzare il bene a partire dall’incontro con gli altri e dall’ascolto della parola dei Papi che si sono susseguiti in questi decenni. Un significato ulteriore ci arriva dal luogo in cui si svolge la GMG: per secoli si è creduto che qui vi fosse il confine del mondo perché oltre c’era solo l’oceano. Attraversare quel mare ha significato scoprire nuove terre e, da limite invalicabile, è divenuto collegamento tra mondi diversi. Oggi l’oceano e gli oceani collegano popoli e paesi, terre e continenti. Essere a Lisbona significa – ha detto il Papa – «pensare i confini come zone di contatto e non come frontiere che separano». È il forte messaggio che si vuole dare ai giovani del mondo – ma anche a tutte le generazioni – di cui i partecipanti all’incontro dovranno farsi portatori, una volta tornati nei loro paesi: le sfide di questo tempo – che sono globali – possono essere affrontate solo insieme. È la prima GMG dopo la pandemia. L’entusiasmo di ritrovarsi in presenza, dopo la grande prova umana del distanziamento, dà ai giorni di Lisbona una marcia in più.
Fa impressione guardare a questa GMG che si svolge sulla frontiera più occidentale dell’Europa mentre a Oriente dello stesso continente si combatte un conflitto sanguinoso, che sta strappando la vita a migliaia di giovani ucraini e russi. Quale contrasto tra l’avventura umana e spirituale di Lisbona e la disumanità della guerra!
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