Il 6 e il 9 agosto del 1945 due città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, subirono il più devastante attacco nucleare della storia, con lo sganciamento di ordigni atomici da bombardieri statunitensi allo scopo di portare alla resa il Giappone nella seconda guerra mondiale. Quelle bombe avevano anche un nome: Little boy a Hiroshima e Fat man a Nagasaki, segno dell’orribile sarcasmo della guerra. Il numero dei morti avvenuti sul momento e di quelli che perirono successivamente, per le conseguenze delle radiazioni nucleari, resta incalcolabile. Si parla di 150 mila vittime a Hiroshima e 80 mila a Nagasaki. Ma è una contabilità approssimativa.
Da quella data i nomi delle due città sono uniti indissolubilmente. Sono le sole città al mondo ad aver subito la tragica sorte della morte nucleare, diventate un memoriale di come l’uomo sia capace di una distruzione incredibile. I loro nomi mettono in guardia le generazioni presenti e future su come la guerra possa rendere impossibile la vita sulla terra per moltissimo tempo. Nel mondo i nomi di molti – troppi – luoghi vengono ricordati perché testimoniano l’orrore e la sofferenza prodotti dalla guerra: i monumenti ai caduti, i sacrari in cui riposano coloro si sono sacrificati al servizio del proprio Paese o di una nobile causa, i cimiteri in cui giacciono le vittime civili innocenti della furia distruttrice, i resti dei campi di concentramento e sterminio in cui il disprezzo per l’uomo e per i suoi diritti inviolabili ha raggiunto la sua espressione più indegna e crudele, i campi di battaglia.
Hiroshima e Nagasaki si differenziano da tutti come le prime vittime della guerra atomica. Ricordare il passato è impegnarsi per il futuro. A Hiroshima, significativamente, il monumento in memoria del bombardamento atomico è dedicato alla pace, per la scelta delle autorità e del popolo giapponese di esprimere la loro speranza per un mondo di pace e la convinzione che l’uomo che fa la guerra è anche in grado di costruire con successo la pace. Da Hiroshima, e dall’evento che il suo nome ricorda, si è andata originando una nuova consapevolezza mondiale contro la guerra e una rinnovata determinazione a operare in favore della pace.
Rievocare il 6 agosto 1945 è un modo per comprendere l’attualità di tale sfida. Da quel giorno terribile, le armi nucleari sono aumentate nella quantità e nel potere distruttivo. L’armamento nucleare continua ad essere costruito, collaudato e dispiegato. Soprattutto, in anni recenti, si sta perdendo la consapevolezza dell’orrore della guerra nucleare, della sua irreversibilità. Il conflitto in Ucraina ha fatto riemergere la possibilità dell’utilizzo concreto dell’arma atomica proprio mentre se ne era persa memoria. In vari momenti di questa tragica guerra la Russia ha evocato la possibilità del suo utilizzo come arma di ultima istanza.
C’è una differenza tra la deterrenza rappresentata dal detenere l’arma nucleare, e il suo utilizzo in assenza di altre soluzioni. Alcuni Paesi si sono dotati di questa terribile arma per mantenersi o per difendere se stessi o il proprio regime. L’idea è che possedere tale strumento renda invulnerabili. Ma affermare che si può essere spinti ad utilizzare la bomba atomica in caso di impellenti necessità militari significa ben altro. Si parla di ordigni tattici come se si trattasse solo di armi un po’ più potenti. Si tratta di un grave pericolo: in realtà entreremmo tutti in un universo inesplorato dove il rischio di estinzione dell’umanità diverrebbe reale.
Per queste ragioni ricordare Hiroshima diventa un’urgenza. La sua memoria assume oggi, con i tanti, troppi, conflitti in corso, un valore ancora più grande: l’immoralità del nucleare deve tornare ad essere vivace e a diffondersi. Ogni arma è uno strumento di morte e può essere condannata come tale, ma l’arma nucleare ha una caratteristica che le altre armi non possiedono: è certamente sproporzionata perché distrugge irreversibilmente le possibilità della vita. La tragedia degli incidenti del nucleare civile – come Chernobyl – sono per tutti già un monito. Hiroshima e Nagasaki ricordano che il nucleare rende impraticabile la vita stessa e quindi il futuro di tutti.
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