La sfida brasiliana e la nuova politica. Il discorso di Lula da Silva

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In Brasile all’inizio del 2023 si è insediato il nuovo presidente Lula da Silva. Si tratta del paese di granlunga più vasto dell`America latina con più di 8,5 milioni di km (quasi trenta volte l’Italia) e una popolazione di 215 milioni di abitanti. Al suo interno si trova l’immenso bacino amazzonico, che costituisce uno dei grandi polmoni naturali del mondo.

E’ la terza volta che Lula conquista la presidenza, quest’ultima dopo aver subito anche una sentenza ingiusta e scontato un periodo in carcere. Il suo discorso di insediamento ha tratti unici nel panorama politico mondiale: vi si coglie una determinazione e una capacità di individuazione delle priorità del momento davvero rare nella nostra stagione liquida e orfana di leader che sappiano guidare gli eventi, invece di accontentarsi di galleggiare sulle emozioni dei popoli e sull’onda dei social. Non si tratta di sposare le sue posizioni politiche, ma di riconoscere che Lula ha saputo mettere a tema questioni di grande attualità e pregnanza come il senso del fare politica, l`attenzione alla coesione sociale, il riconoscimento della pluralità della comunità nazionale, la necessità della cura dell`ambiente. Tutto tenuto assieme con nettezza ed equilibrio.

Il neopresidente ha vinto di stretto margine in un paese diviso congiungendo forze progressiste e moderate nel quadro di una tensione unitiva che sembra tanto difficile da realizzare in altri contesti. «Veniamo a restaurare lo stato democratico e a riunire i brasiliani divisi dal pregiudizio e dall`odio – ha esordito il presidente-. Riaffermo, per il Brasile e per il mondo la convinzione che la politica, nella sua accezione pin alta, e nonostante tutti i suoi limiti, sia la via migliore per il dialogo tra interessi divergenti. Negare la politica, svalutarla e criminarizzarla è il percorso delle tirannies. In un tempo in cui la politica è circondata di un`aura negativa – sia per il qualunquismo nostrano che per la delusione dei giovani del Sud del mondo sulla possibilità di cambiare le cose nei loro paesi – qualcuno ne ribadisce l`indispensabilità, celebrando la vittoria della democrazia che ha prevalso nonostante «mai prima d`ora gli elettori siano stati così alla mercé del potere economico e dimenzogne diffuse su scala industriale».

Lula è consapevole che per uno sviluppo pieno e democratico «il Brasile non vuole e non ha bisogno di armi nelle mani del popolo. Il Brasile ha bisogno di libri, istruzione e cultura per poter essere un paese più giusto». Il presidente ha stigmatizzato i passi indietro compiuti negli anni di Bolsonaro sul piano dei diritti sociali, lotta alla povertà, preservazione dell`ambiente, tutela della salute pubblica. Il Brasile, nonostante il suo livello in campo sanitario, ha vissuto il paradosso di più di 700mila vittime di Covid, conseguenza dell`irresponsabile politica negazionista dell`amministrazione uscente.

Ci sono altri due punti su cui vale la pena soffermarsi che fanno intravedere l`inizio di un nuovo corso per il Brasile: il riconoscimento della pluralità della comunità nazionale e la necessità della cura dell`ambiente minacciato dalla deforestazione. «Una nazione non simisura solo con le statistiche – ha ricordato Lula -. L`anima del Brasile risiede nella diversità senza pari della nostra gente e delle nostre manifestazioni culturali». E poi l`ambiente: «il nostro obiettivo è raggiungere deforestazione zero in Amazzonia e zero emissioni di gas serra. Il Brasile non ha bisogno di disboscare per mantenere ed
espanderei traguardi agricoli». Siamo di fronte ad una scommessa immensa, la sfida sarà di passare dalle parole ai fatti. Tuttavia, il discorso di Lula testimonia la vitalità del Sud del mondo, di quella parte del grande poliedro globale al quale tante volte in Occidente non si guarda con la dovuta attenzione. Se il nostro è un universo invecchiato che finisce per ripetere sé stesso rassegnato al declino delle utopie e delle speranze, alcuni grandi vecchi dell`altra metà del pianeta – come l`energico presidente brasiliano e ancor più il papa venuto “dalla fine del mondo”-, ci ricordano che tutto può cambiare: il sogno è ancora possibile, il panorama della storia è pieno di sorprese, non solo negative, l`orizzonte di tanti è ancora dinamicamente proteso a costruire un futuro migliore.

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