Caro direttore,
in un momento difficile per il nostro Paese, con la guerra in Ucraina che ha sconvolto il piano di ripresa economica avviato nei mesi precedenti, occorre fare del tutto per favorire la ripresa dell’occupazione soprattutto nei settori che ormai da tempo segnalano grandi sofferenze. Un «Cercasi lavoratori/lavoratrici» che attraversa tante categorie, dal settore alberghiero a quello della ristorazione, da quello agricolo all’autotrasporto e, soprattutto, ai servizi alla persona, un bisogno che molte famiglie stanno sperimentando in questi mesi per la difficoltà di trovare chi possa badare ai propri cari.
Risulta vitale, di fronte a questa che molti imprenditori chiamano «emergenza», ripensare all’immigrazione come opportunità da cogliere e non come «problema» da subire. Un ragionamento logico e non ideologico. Perché le richieste del «sistema Italia», afflitto peraltro da una grave crisi demografica, sono lì sul banco ormai da tempo, ma non riescono a decollare per troppa burocrazia, lentezze, ostacoli e paure ingiustificate. Occorre intervenire presto sui procedimenti amministrativi che riguardano gli immigrati già presenti in Italia o che vogliono entrarvi in modo regolare per motivi dí lavoro, attualmente simili spesso ad una vera e propria corsa a ostacoli.
Per questo, la Comunità di Sant’Egidio fa le seguenti proposte alle forze politiche e alle istituzioni:
– Se è vero, come rivelano recenti stime, che l’Italia ha bisogno di 200 mila lavoratori l’anno, sia a tempo indeterminato, sia stagionali, occorre urgentemente ampliare e semplificare i decreti flussi. Quello entrato in vigore lo scorso 17 gennaio ha allargato le quote di ingresso regolare rispetto al passato, arrivando a 76 mila persone, di cui però solo in questi giorni si cominciano a vedere i primi arrivi. Proprio mentre la stagione turistica è già in fase avanzata. Occorre velocizzare le pratiche ma anche prevedere più decreti flussi ogni anno per coprire il nostro fabbisogno. Senza peraltro escludere (inspiegabilmente) alcune nazionalità, come Perù, Colombia, Ecuador, le cui comunità sono presenti e ben integrate da anni nel nostro Paese;
– Reintrodurre la figura del «soggetto garante responsabile» per l’ingresso dei lavoratori, figura che era prevista nel nostro ordinamento fino al 2002. Sia che si tratti di persone fisiche o giuridiche (imprese e associazioni), il garante potrebbe svolgere un ruolo determinante nel facilitare la prima fase in Italia, dalla sistemazione alloggiativa al reperimento di un’occupazione lavorativa, naturalmente sotto la sua responsabilità economica;
– Ampliare e portare a regime la pratica dei corridoi umanitari che, assunti ormai a modello di interazione tra istituzioni e società civile, sono capaci di garantire una buona integrazione e facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro.
– Togliere alcuni ostacoli ai ricongiungimenti familiari, finora possibili solo tra coniugi o per i figli minorenni estendendolo ad altri gradi di parentela (figli maggiorenni etc.) perché è uno strumento che si è rivelato finora molto efficace a livello dell’integrazione.
– Superare i gravi ritardi nelle procedure relative alla regolarizzazione del 2020. Basta pensare che, dopo due anni, su 207 mila domande; solo 128 mila pratiche sono state definite (il 60%), e spesso con un diniego, il più delle volte, appunto, per motivi burocratici. Ad esempio si potrebbe eliminare l’obbligo dell’idoneità alloggiativa (un impegno illogico, se lo si chiede a persone che potrebbero avere affitti regolari solo dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno), con un semplice articolo di legge come si è fatto in casi analoghi in passato.
– Prevedere agili corsi di formazione per alcune categorie professionali a basso livello di competenza, di cui abbiamo estremo bisogno, per immetterle velocemente nel mercato del lavoro.
Insomma, un ripensamento su un approccio burocratico eccessivamente complesso, e a tratti illogico, potrebbe alleggerire il sistema Italia, già fortemente sotto pressione e dargli una spinta positiva. Per il bene di tutti, italiani e stranieri, una risposta legale, logica ed economica ma anche più umana a chi è in cerca di un futuro migliore.
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