“Sicurezza e solidarietà possono coesistere”- Intervista a Marco Impagliazzo

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da Lantenna online del 6 maggio 2020

Oltre all’emergenza sanitaria e all’arresto di molti settori economici, la pandemia da Covid-19 ha mostrato una volta per tutte la reale dimensione delle fragilità del nostro Paese. Dall’istruzione al mondo del lavoro, dallo sviluppo tecnologico al ridimensionamento della sanità pubblica, il Coronavirus ci induce a prendere sul serio la tematica delle diseguaglianze diffuse nelle nostra penisola. A pagare maggiormente le conseguenze di tale situazione sono i soggetti più fragili come i poveri, gli anziani, i migranti e gli adolescenti.

Discutiamo di questo tema con Marco Impagliazzo. Presidente della Comunità di sant’Egidio e membro del Dicastero Vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, Impagliazzo è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre. Editorialista di Avvenire, Impagliazzo è anche Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura.

– Sicuramente la pandemia in atto non ha arrestato le diffuse povertà delle nostre città. Sin dalla sua fondazione, la Comunità di sant’Egidio ha coniugato la preghiera al servizio costante ai poveri che spesso non hanno una casa nella quale restare. In questo tempo, quale peculiarità ha assunto il vostro sostegno ai più fragili?

La pandemia ha certamente aumentato il numero dei poveri e di coloro che vivono in situazioni di disagio profondo. In questo senso se è vero che il virus ha colpito indifferentemente uomini e donne di ogni estrazione sociale, è anche vero che fare lockdown in una casa grande e spaziosa, dotata di tutti i comfort e di apparati tecnologici avanzati è tutt’altra situazione che farlo – o meglio non poterlo fare – vivendo per strada.
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