Decalogo contro la crisi. C’è bisogno di scuola e di scuola in presenza

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In questi ultimi mesi l`attenzione dei media e dell`opinione pubblica in generale si è concentrata più volte – con giuste motivazioni – sulle difficoltà degli studenti delle superiori, costretti dalla pandemia alla didattica a distanza. Poco, però, si è detto sul percorso a ostacoli vissuto, sempre per gli effetti delle norme anti-Covid, dagli alunni delle scuole elementari e medie inferiori, e delle sofferenze – anche rilevanti – che ha prodotto soprattutto nelle famiglie più fragili e nelle zone più marginali del Paese. Una scarsa attenzione che fa riflettere e pensare a ciò che diceva Maria Montessori quando parlava del bambino come “cittadino dimenticato”.

Per fare luce sugli effetti che sta provocando la pandemia su questa fascia di età, in cui la scuola, al pari della famiglia, conta molto, la Comunità di Sant`Egidio ha realizzato un`inchiesta che ha fatto emergere gravi difficoltà. L`indagine – che si è svolta in 23 città di 12 regioni su un campione di 2.800 bambini delle Scuole della Pace della Comunità (centri pomeridiani in cui si offre un sostegno scolastico e, al tempo stesso, un`educazione alla pace) – ha rilevato infatti che 1 minore su 4 è a rischio di dispersione, se non di abbandono, per il numero eccessivo di assenze ingiustificate o perché non frequenta la scuola dall`inizio dell`anno. In caso di interruzione della didattica per le quarantene o le disposizioni regionali, 1 bambino su 2 avrebbe difficoltà a seguire le lezioni a distanza (la ormai nota Dad). Altro dato allarmante: il rischio di dispersione è 3 volte più alto nelle regioni del Centro-Sud.

Il quadro disegnato è preoccupante se si pensa che il campione dei minori preso in esame, pur provenendo per lo più dalle zone periferiche delle nostre città, ha comunque usufruito di un supporto dalla Comunità di Sant`Egidio per risolvere almeno una parte dei loro problemi. Occorre aggiungere che l`Italia è il Paese nell`ambito Ocse che, nell`ultimo anno, ha chiuso le scuole più a lungo: 18 settimane contro una media di 14. Nei principali Paesi europei, nel 2020, le scuole sono state riaperte tra la fine di aprile e di maggio mentre in Italia sono rimaste chiuse fino a settembre. Una diminuzione delle ore effettive di scuola che, se si somma alle chiusure parziali e a i periodi di isolamento, sta già avendo conseguenze pesanti sulla formazione dei bambini.

Alla luce di questi dati e dell`esperienza, non solo di Sant`Egidio ma di tante realtà del mondo dell`istruzione, a partire da molti insegnanti, emergono forti preoccupazioni per la crescita di una povertà educativa che può avere, alla breve come alla lunga durata, effetti estremamente negativi. Occorre, infatti, ricordare che in Italia la spesa per l`educazione è tra le più basse dei Paesi industrializzati e, dal punto di vista della formazione del corpo insegnante, il nostro Paese è agli ultimi posti nell`Ocse. Ma soprattutto l`Italia già partiva, in era pre-Covid, da un dato di dispersione scolastica, in tutti i cicli, del 13,5 per cento, cioè la più alta nell`Unione europea. In attesa di nuovi dati statistici a livello nazionale, è verosimile che nell`ultimo anno la situazione sia peggiorata, come abbiamo registrato, seppure parzialmente, con l`inchiesta. E che sia destinata ad aggravarsi ulteriormente se non verranno presi provvedimenti capaci di invertire la rotta. A questo quadro occorre aggiungere i segnali di allarme sullo stato psicologico e ambientale della fascia più giovane della popolazione, come dimostrano i continui episodi di risse, di violenza ma anche di autolesionismo, registrato da strutture ospedaliere come il Bambin Gesù.

L`imperativo civico è, quindi, di intervenire con urgenza sui problemi irrisolti della scuola italiana e tracciare un percorso concreto. Illustrando l`inchiesta già citata, il 21 gennaio scorso la Comunità di Sant`Egidio ha presentato una serie di proposte, una sorta di “decalogo” per uscire dalla crisi. Tra quelle più importanti c`è il recupero delle ore perse a causa dell`emergenza dettata dal virus, sfruttando anche il periodo estivo, prolungando la scuola – se possibile – fino a metà luglio e riaprendola anticipatamente il primo settembre. Occorre verificare, inoltre, se ci sono stati ostacoli – così come ci è stato segnalato da più parti – all`iscrizione per il prossimo anno scolastico, che è scaduta il 25 gennaio scorso, in modo da recuperare eventuali ritardatari.

 

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