La fede d’Israele ha lottato contro gli idoli, ha vinto la tentazione di adorarli, affermando il Dio unico e rivelando che l’uomo è fatto a somiglianza di Dio. Dobbiamo innanzitutto alla fede di Israele questa liberazione dall’idolatria, che è fenomeno di un tempo antico ma si ripresenta sempre di nuovo nella storia umana. L’umanesimo deve molto a Israele, perché ha liberato l’uomo dall’auto-deificazione, dall’adorazione di se stesso negli idoli, e gli ha chiesto il rigore spirituale e lo spirito di ricerca per compiere un esodo da se stesso e per essere davvero una creatura a somiglianza di Dio. Questo libro vuole essere un contributo alle relazioni tra ebrei e cristiani e allo stesso tempo alla comprensione del ruolo fondamentale che oggi possono avere queste due religioni per far crescere un nuovo umanesimo nel mondo contemporaneo. Autori del mondo ebraico e di quello cattolico, da punti di vista diversi, si interrogano sul contributo dell’ebraismo al mondo, in un confronto da cui scaturisce una riflessione sull’umanesimo contemporaneo che non può prescindere da Israele e dalla sua fede.
dall’Introduzione di Marco Impagliazzo
Testi di Enzo Bianchi, Riccardo Di Segni, Itzhak Haleva, Walter Kasper, Yona Metzger, Paul Poupard, Andrea Riccardi, David Rosen, Ambrogio Spreafico, Oded Wiener.
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