E’ stata una Pasqua di guerra. Molto diversa dalle altre, anche se ogni Pasqua è in un certo senso unica e irripetibile. La guerra in Ucraina non è stata solo lo sfondo, ma l’avvenimento determinante: sta cambiando la storia del secolo, cambiando gli equilibri internazionali e l’economia del pianeta. La guerra ha improvvisamente e tragicamente sconvolto la vita di milioni di persone.
Ha detto una giovane cristiana di Kiev, alcuni giorni dopo l’invasione dell’esercito russo e i primi bombardamenti: «Una settimana fa eravamo gente normale, persone che aiutavano gli altri, e invece oggi siamo noi coloro che devono essere aiutati, la nostra vita dipende dall’aiuto degli altri». In un attimo sparisce la vita di prima, inghiottita da qualcosa di inspiegabile e insensato, e si finisce totalmente in balia di altro e di altri, in una lotta tra la vita e la morte.
Il Papa l’ha definita «una pazzia» e nel Messaggio di Pasqua, nella solenne cornice di piazza San Pietro gremita di fedeli, ha affermato: “Abbiamo alle spalle due anni di pandemia che hanno lasciato segni pesanti. Era il momento di uscire insieme dal tunnel, mano nella mano, mettendo insieme le forze e le risorse… E invece stiamo dimostrando che in noi non c’è ancora lo spirito di Gesù, c’è ancora lo spirito di Caino, che guarda Abele non come un fratello, ma come un rivale, e pensa a come eliminarlo“.
La Domenica delle Palme, aveva implorato una tregua pasquale: «Che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie»? Purtroppo, non è stato ancora ascoltato. In questi giorni abbiamo assistito, al contrario, ad una escalation delle azioni militari e allo stallo dei negoziati.
Già da qualche anno il Papa ha evidenziato le molte minacce alla pace e il ritorno dello strumento della guerra parlando di terza guerra mondiale a pezzi. In effetti tanti sono gli scenari e i luoghi del mondo dove sono aperti conflitti ad alta o bassa intensità, ma comunque conflitti. «Oggi le guerre nel mondo – ha, dichiarato Andrea Riccardi – non si vincono e non si perdono, ma si eternizzano. Basti vedere la Siria. Nessuno perde la faccia, ma la gente perde la vita».
Di fronte all’aggressione russa all’Ucraina è doloroso constatare come quella della guerra, lo spirito di Caino, sia un’evidenza maggiore in questo XXI secolo. E tuttavia anche in una Pasqua di guerra si leva l’annuncio gioioso della Resurrezione, perché «nulla è impossibile a Dio. Anche far cessare una guerra di cui non si vede la fine». Nel Messaggio Urbi et Orbi il Papa non ha usato parole consolatorie. Si è chiesto se la vittoria sulla morte non sia un’illusione di fronte a tanto dolore: “Troppo sangue abbiamo visto, troppa violenza. Anche i nostri cuori si sono riempiti di paura e di angoscia, mentre tanti nostri fratelli e sorelle si sono dovuti chiudere dentro per difendersi dalle bombe”. Ha ripetuto l`ammonimento sul pericolo di assuefazione alla guerra con le parole del Manifesto laico del 1955 firmato da Bertrand Russell e Albert Einstein.
Ha manifestato l’urgenza di un movimento per la pace, sulla scia di quel «cantiere aperto a tutti» che Giovanni Paolo II aveva evocato ad Assisi nel 1986, chiedendo a tutte le religioni mondiali di incontrarsi per promuovere la pace. Ha esclamato, come a voler sostenere un movimento di pace che nasce dai cittadini: “Impegniamoci tuffi a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace!”. Ha indicato in alcuni gesti concreti i primi segni di resurrezione attorno a noi, come le porte aperte di tante famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati definendoli «atti di carità» che diventano, “una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo”.
Tanti attendono che una luce rischiari il loro presente, questa luce è la pace: la pace è il sentimento intimo dei popoli: anche nei momenti peggiori di conflitto la gente misteriosamente attende qualcosa, attende la pace.
Sono questi segni che che fanno dire con il papa che “la pace è sempre possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti”.
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