“Realizzare la fraternità in questo tornante della storia”. Il saluto di Marco Impagliazzo al termine della liturgia per il 54° anniversario

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Cari amici, buonasera!
L’anniversario della Comunità di quest’anno, seppure in modo più sobrio rispetto al passato, torna a celebrarsi in questa Basilica cattedrale di Roma. Essere qui insieme arricchisce la gioia della festa. Ringrazio di cuore i tanti amici che ci accompagnano non solo in questo momento, ma anche in tanti momenti e situazioni durante l’anno. Poter ringraziare il Signore insieme, in presenza, assume un particolare valore dopo che per lunghi mesi il distanziamento ha caratterizzato le nostre esistenze.
Un saluto particolare e un ringraziamento va a lei, cardinale Gualtiero Bassetti per le sue parole e l’amicizia – lo ha detto tante volte nella sua omelia – con cui accompagna la Comunità in Italia. Io la ringrazio Eminenza a nome di tutti noi per il suo servizio alla Chiesa e al paese nella sua perseverante opera di ricucitura del tessuto sociale e religioso italiano. Ringrazio il decano del collegio cardinalizio e tutti i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi qui presenti, la folta rappresentanza del corpo diplomatico che mostra l’apprezzamento di tanti paesi per il servizio al dialogo e alla pace della Comunità.
Vorrei ringraziare i membri del governo italiano, il ministro Luigi Di Maio, la ministra Luciana Lamorgese, con cui collaboriamo a importanti programmi umanitari, sociali, di cooperazione internazionale. Lo ha già menzionato il cardinale, ma vorrei ricordare tra tutti, i corridoi umanitari: 4000 persone salvate in questi anni, in sicurezza, accoliti e integrati nel nostro Paese. 4000 vite umane. Sono corridoi che possiamo realizzare grazie alla cooperazione con i ministeri degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Interno: una buona pratica italiana, che ha aperto strade di umanità in vari paesi e che sostiene, lasciatemelo dire, quel carattere italiano dell’umanità che contraddistingue la nostra società. Un saluto particolare rivolgo all’avvocato Laura Mattarella, la ringrazio molto. E al mio amico generale Francesco Figliuolo, per la stretta collaborazione che abbiamo avuto nella realizzazione di quell’opera così bella che è l’hub vaccinale per gli invisibili qui a Roma.
In questo tempo abbiamo capito meglio il valore dei legami e dei rapporti. I legami sono stati messi alla prova dalla sofferenza della pandemia. E per molte persone nella nostra società la perdita o la riduzione dei legami ha significato la perdita di molto, se non di tutto. Per tanti anziani anche della vita. La prova cui siamo stati sottoposti ci ha mostrato con grande evidenza che da soli non c’è futuro. E mi colpisce che il tema del superamento della solitudine fosse stato posto proprio nella prima riunione della piccola Comunità che muoveva i suoi primi passi qui a Roma, nel febbraio del 1968. Siamo in un tornante della storia. Diceva un saggio patriarca ortodosso pochi mesi fa a Roma, durante la preghiera per la pace: dobbiamo renderci conto che il mondo di ieri non c’è più. Pochi giorni fa Andrea Riccardi, che saluto e ringrazio a nome di tutti noi, diceva: “sento sorgere una svolta che inserisce la Comunità con forza e peso in un tornante della storia con un’idea grande e concreta: realizzare la fraternità, come legame sociale nella vita delle città, nelle periferie, tra le persone, tra i popoli, tra chi si combatte”. Ecco la prospettiva in cui vuole muoversi Sant’Egidio: c’è bisogno di costruire legami, reti a ogni livello della società, che contrastino la frammentazione, l’indebolimento della vita di chi è vulnerabile, la conflittualità.

La pandemia ha mostrato anche la capacità di resilienza della nostra società, grazie all’abnegazione di tanti soggetti istituzionali e di tanti cittadini. Ci auguriamo che tutti insieme potremo non solo uscire da questa crisi, ma anche uscirne migliori, come ci chiede papa Francesco. L’assemblea di oggi è un’immagine di quello che cerchiamo ogni giorno di realizzare, ormai da 54 anni, sporcandoci le mani in tante situazioni anche dolorose, l’immagine della fraternità universale, nella coscienza profonda che siamo tutti legati. Siamo qui per fare concretamente la nostra parte come Comunità e vi ringraziamo di essere al nostro fianco.
Grazie

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