dall’Osservatore Romano del 2 ottobre 2019
di Marco Impagliazzo
A metà settembre, inviando un proprio messaggio ai leader delle religioni mondiali riuniti a Madrid per l’incontro annuale di pace nello “spirito di Assisi”, Papa Francesco aveva sottolineato come «le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, di ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue».
È importante ricordarlo, in una stagione di contrapposizioni e di muri, che corre sempre il rischio dello “scontro di civiltà”. Quella che indica il Papa è una via che si va affermando tra le religioni, nel cui cammino di purificazione vi sono anche credenti di altre religioni che hanno saputo parlare di pace, di convivenza, di rifiuto dell’odio e del sangue.
Tra questi spicca Mohandas Karamchand Gandhi, nato proprio 150 anni fa, il 2 ottobre 1869 a Porbandar, nel Gujarat, un regno minore di un’India grande e complessa, figura che ha saputo testimoniare cose “antiche come le montagne” quali la verità e la non violenza, fino a divenire l’icona di una possibile umanità, mite e ferma, umile e saggia, compassionevole e autorevole. Davvero, come ha detto Einstein, «si stenta a credere che un tale uomo abbia camminato sulla Terra».
Non è un caso che nell’anniversario della nascita del Mahatma si celebri la Giornata internazionale della non violenza. Istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007, essa vuole rafforzare «il desiderio di una cultura di pace, tolleranza, comprensione, non violenza».
Commenti chiusi
I commenti per questo post sono chiusi.